
Il “quartiere Pixart” con la strada pubblica che attualmente divide i due capannoni occupati dall’azienda e sulla quale, grazie alla variante concessa dalla maggioranza, verrà realizzata parte dell’ampliamento che porterà ad un unico capannone da circa 25mila mq.
Sulla prima pagina del «Corriere del Veneto» di giovedì 1 maggio c’era un interessante articolo sulla PixartPrinting, l’azienda specializzata in “web-to-print” che a fine 2010 si è insediata a Quarto d’Altino, e che negli ultimi 15 mesi ha assunto (è questo il “cuore” dell’articolo) 100 dipendenti a tempo indeterminato.
La Sindaca Conte ha condiviso entusiasta la notizia sul suo profilo Facebook con queste parole:
Che bello trovare oggi in prima pagina del Corriere Veneto Quarto d’Altino per le buone notizie che vengono dall’azienda Pixart: in un anno assunti 100 dipendenti a tempo indeterminato. Borsa Italiana l’ha inserita tra le cento medie imprese italiane con i migliori fondamentali. Siamo orgogliosi di questa realtà, alla quale come amministrazione comunale abbiamo dato supporto per l’ampliamento in termini di burocrazia sostenibile e a corruzione zero.
Considerata la dichiarazione con cui chiude l’articolo («Vorremmo mantenere qui la produzione, ma se pensi che in Austria uno stipendio da 1500 euro costa all’azienda 2200 e che se il lavoro non piace ti saluti con sei mensilità…») nonché il fatto che (stando alle dichiarazioni fatte a settembre 2010 dal fondatore dell’azienda sulla rivista «Applicando») la sede di Quarto d’Altino è «provvisoria» – tant’è che Pixart non è proprietaria dei capannoni, ma è in affitto da una grossa immobiliare trevigiana – noi non saremmo così ottimisti.
Inoltre, prima di concedere “d’urgenza” ad una grossa immobiliare un ampliamento «che entra in contrasto con la Normativa vigente» perché «ricade in aree pubbliche» [strada e parcheggi realizzati da pochissimo] e perché ha «una superficie coperta superiore alla capacità massima edificatoria» [nota] [60,5% contro 50% previsto da PRG], e che a distanza di 5 mesi, nonostante la strada spianata dalla maggioranza, non è ancora cominciato, l’amministrazione avrebbe forse dovuto fare qualche considerazione in più, e con una visione più a lungo termine.
Oppure, invece di limitarsi ai circa 400mila euro di introiti tra monetizzazione degli standard e oneri di urbanizzazione, avrebbe potuto chiedere alla Pixart un “patto di solidarietà” con il paese e con la sua “forza lavoro” sempre più in difficoltà. Anche se immaginiamo sarebbe stato difficile ragionare in termini di “solidarietà” con una società che punta entro il 2015 ai 100milioni di euro l’anno e alla quotazione in borsa, gestita per il 75% da un fondo di investimento e per il restante 25% da un imprenditore sicuramente brillante e capace, ma che sulla rivista «CONVERTER / & Cartotecnica» di aprile 2010 così descrive il suo modo di fare impresa:
l’unica strada che perseguiamo è quella del profitto e se per fare profitto dobbiamo comprare una Nebiolo del ’52 o ballare nudi nel parco lo facciamo.
E se invece di acquistare una Nebiolo del ’52 o ballare nudi sul parco trasferissero l’attività in Austria, dove uno stipendio da 1500 euro costa all’azienda 2200 e dove se il lavoro non piace ti saluti con sei mensilità?
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P.S. Se qualcuno di voi ha idea di cosa intendesse dire la Sindaca con «burocrazia sostenibile e a corruzione zero», lasci un commento qui sotto…
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Nota: estratti dalla domanda di “Variante urbanistica per la realizzazione in ampliamento a fabbricati esistenti di un edificio industriale e relative opere accessorie e/o di finitura” accolta in tempi rapidissimi dalla Giunta Comunale e approvata dalla stessa durante il Consiglio Comunale del 29/11/12, con voto contrario di “per quarto”.
Scusate l’ignoranza, ma ho le idee poco chiare su un punto che mi sembra importante: cosa succederebbe a questi 100 lavoratori se l’azienda si trasferisse in Austria? Visto che hanno un contratto a tempo indeterminato non dovrebbe essere facile per la Pixart sbarazzarsene. Cosa dice la legge italiana a riguardo?
Attualmente mi pare che la legge italiana non regolamenti in alcun modo le delocalizzazioni, ed è emplematico in tal senso il caso della Ditec di Quarto d’Altino. Quanto ai dipendenti (anche quelli a tempo indeterminato) finché sono garantiti gli ammortizzatori sociali, bene, e poi… chi vivrà vedrà.