Anche lo strumento urbanistico con cui si sta per decidere il “nuovo” futuro del paese avanza tra mezze bugie e mezze verità. Si abbagliano i cittadini con la promessa di un fantasioso «parco urbano» e un insostenibile «polo culturale» e intanto si convertono decine di migliaia di metri cubi di edificabilità residenziale in edificabilità produttiva, commerciale e alberghiera.
Come ormai si ripete da troppo tempo, le scelte importanti della maggioranza per il nostro territorio vengono riportate con termini e riferimenti molto ambigui e spesso non corrispondenti alla realtà dei fatti.
Nel caso per esempio della recente approvazione della delibera sulla TASI, la nuova tassa sui servizi a carico di tutti i cittadini, la sindaca Silvia Conte dichiarava sulla stampa che nonostante l’introduzione di nuove tasse «gli introiti rimangono invariati»: un’espressione furba, che nasconde la realtà di una nuova tassazione che sarà molto pesante per tutti i cittadini del paese, come abbiamo già avuto modo di dimostrare recentemente nel foglio informativo consegnato a tutte le famiglie del paese, ma non solo. Infatti il grande impegno per il settore occupazionale sbandierato dalla sindaca si traduce in un 8 per mille di IMU + un 2,5 per mille di TASI, che significa un 1,5 per mille in più per le imprese rispetto al 2013. Alla faccia del prodigarsi per l’occupazione…
La comunicazione sulle scelte relative al PAT assume le stessa metodologia. L’articolo del Gazzettino del 6 giugno scorso esordisce infatti con tre affermazioni non vere – «drastica riduzione delle cubature», «meno cemento», «riduzione dell’edificabilità» – a dimostrazione che le mezze verità della sindaca Conte sono in grado di trarre in inganno anche i professionisti dell’informazione.
Quale mezza verità? Quella che si nasconde dietro al virgolettato della sindaca, quando parla di «drastica riduzione delle cubature destinate al residenziale». Infatti le volumetrie edificabili previste dal PAT sono rimaste le stesse del PRG, solamente vengono ridistribuite tra residenziale e produttivo/commerciale, come ben sintetizza la tabella riportata alla fine del documento adottato dalla maggioranza nell’ultimo consiglio:
In sostanza viene ridotta la previsione della volumetria residenziale da 519.858 mc a 350.000 mc (sempre esagerata, stante il fabbisogno previsto nei prossimi anni) ma viene aumentata la previsione della volumetria non residenziale (alberghiero, commerciale, direzionale) di circa 170.000 mc. Altro che riduzione della edificabilità!
Fatevi un giro per via Abate Tommaso e via Pascoli o per il centro del capoluogo, parlate con gli albergatori del paese, e poi diteci se a Quarto d’Altino abbiamo bisogno di nuovi spazi artigianali, produttivi, commerciali e ricettivi…
Se la precedente amministrazione sognava di costruire 1.200 case in 5 anni, la Conte e i suoi a quanto pare sognano di trasformare il nostro territorio in un concentrato di grandi alberghi e nuovi centri commerciali, magari sul modello “Nave de vero”…
È questo il futuro urbanistico che vogliono gli altinati? Noi di “per quarto” sicuramente no, perché questo modello di sviluppo sarebbe massacrante per il nostro paese, già soffocato da una viabilità che lo rende in buona parte invivibile.
La nostra posizione è stata chiara fin dalle prime battute del PAT, l’importantissima componente archeologica è stata sempre da noi evidenziata mentre nel PAT non trova uno spazio adeguato; il grande «parco urbano» è una bufala gigantesca che non ha alcun fondamento concreto, mentre molto concreta era ed è la proposta – dimenticata dalla sindaca Conte, che pur vi partecipò – di valorizzazione del parco di via Aldo Moro elaborata in modo indipendente nell’ambito del laboratorio partecipato Quartiere Sociale (www.quartieresociale.it).
Il precedente sindaco sognava la “Cittadella dello sport” e la “Cittadella della cultura” e ci ha lasciato in eredità 8 piani di recupero che hanno rappresentato e continuano a rappresentare un vero problema per il territorio e uno stuolo di schede urbanistiche spesso di difficile gestione. La sindaca Silvia Conte, da brava mestrina, sogna invece il grande “Parco urbano” e il “Polo culturale” da 2 milioni di euro da realizzare sulle ceneri della storica sede municipale; intanto nel PAT non c’è nemmeno un riferimento concreto alla cultura, così come da tre anni a questa parte non è chiaro chi sia l’effettivo assessore alla cultura di Quarto d’Altino. Per non parlare del bilancio di previsione per il 2014, nel quale non si trova un solo euro stanziato per la cultura.
La nostra visione del PAT è sempre stata ed è molto diversa e a tempo debito pubblicheremo un nostro documento; non possiamo però non evidenziare che questa maggioranza – che racchiude e armonizza in sé Partito Democratico, Rifondazione Comunista, Italia dei Valori e UDC – oltre a non mettere in campo azioni concrete per il miglioramento della qualità della vita generale del territorio continua a diffondere una informazione poco trasparente, spesso ambigua, a volte al limite del teatrale.