La domenica al Museo con “per quarto” ha confermato l’impressione che avevamo avuto a dicembre 2014 in occasione dell’inaugurazione della nuova sede museale: manca un piano serio di rilancio dell’area. Inoltre l’amministrazione comunale ci ha messo del suo abbandonando a se stesso il Percorso della memoria lungo lo Zero. Un pessimo biglietto da visita per i turisti, ma anche una delusione per gli abitanti del nostro paese.
Domenica 6 settembre in più di 40 tra bambini e adulti abbiamo invaso le piste ciclabili, il museo e la piazza di Altino in occasione dell’evento Domenica al Museo con “per quarto”.
Complice una giornata meteorologicamente impeccabile, abbiamo attraversato l’agro Altinate lungo il Percorso della memoria che costeggia il fiume Zero per arrivare al nuovo Museo di Altino, inaugurato appena due mesi fa.
Dopo la visita guidata al museo – a cura della brava e appassionata archeologa dell’Associazione Studio D – ci siamo spostati sulla piazza di Altino per un pic-nic sul prato.
Infine, verso metà pomeriggio, siamo rientrati a Quarto lungo l’alzaia del fiume Sile, la cosiddetta “green way”, completando l’ideale anello cicloturistico che, seppure incompleto nel tratto dal museo a Trepalade, unisce il capoluogo all’area archeologica di Altino attraverso percorsi panoramici e naturalistici unici, e che proprio per questo dovrebbe essere il fiore all’occhiello della proposta turistica che il nostro territorio può offrire.
Peccato però che le cose non stiano proprio così; e l’uscita di domenica, pur essendo stata molto apprezzata da tutti, ci ha dato modo di renderci conto della situazione reale.
Il percorso… dell’oblio
Nel 2005 circa veniva inaugurato col nome di “Percorso della memoria” un tratto ciclopedonale lungo il fiume Zero che doveva avere la funzione di prolungare fino ad Altino il percorso della “moderna” via Claudia Augusta, costeggiando lungo l’argine del fiume Zero il tracciato dell’antica strada consolare romana.
A distanza di 10 anni, a causa di scelte progettuali assurde (la scelta dell’asfalto invece del ghiaino battuto) e di una manutenzione assente o fatta male, il percorso si trova in stato di semi abbandono. Il manto in asfalto è completamente rovinato, per le intemperie e la mancata manutenzione, ma sicuramente anche per l’utilizzo di mezzi per lo sfalcio dell’erba eccessivamente pesanti.
La staccionata risulta in più punti abbattuta, probabilmente anche a seguito delle recenti operazioni di sfalcio dell’erba, realizzate quando ormai la vegetazione era arrivata ad invadere la carreggiata compromettendo in alcuni tratti il transito.
Lungo i circa 5 km di percorso non c’è un cestino per i rifiuti, non c’è un’area di sosta, e a parte un tabellone del progetto Via Annia semi-coperto dalla vegetazione, non c’è nessun tipo di segnaletica informativa che introduca il turista all’ingresso ad Altino.
Insomma: un pessimo biglietto da visita per un paese amministrato da una sindaca che si fregia del titolo di “esperta in turismo” ma che in questi quasi 5 anni di mandato non ha saputo né valorizzare né mantenere in salute il percorso ciclabile più affascinante e ricco di storia del nostro paese.
Viene da chiedersi dove li hanno spesi i soldi incamerati con la tassa di soggiorno il cui socio principale è proprio quello di valorizzare il territorio dal punto di vista turistico…
Il museo – e il piano di rilancio – che non c’è
Nell’invitare amici e sostenitori a questa uscita domenicale sottolineavamo che l’iniziativa doveva essere
un’occasione per visitare, accompagnati da una guida, il nuovo Museo di Altino e i percorsi espositivi recentemente allestiti; ma anche per vedere lo “stato dell’arte” a cinque mesi dall’inaugurazione della nuova struttura e a due mesi dalla sua apertura ufficiale.
All’indomani della prima inaugurazione – quella di dicembre 2014 – avevamo già posto l’attenzione sull’impressione che il museo venisse aperto in mancanza di un piano di rilancio dell’intera area archeologica. Dopo la Lettera aperta con richiesta di delucidazione in merito inviata a Regione, Soprintendenza e Comune (alla quale solo quest’ultimo ha risposto), abbiamo voluto portare la questione in consiglio comunale, con una proposta di delibera che però è stata stravolta da un emendamento della maggioranza, con il quale è stata eliminata la richiesta, da sottoporre agli enti competenti, di poter accedere a questo piano di rilancio in un’ottica di trasparenza e informazione.
Abbiamo quindi deciso di rivolgerci direttamente al Ministero, grazie alla disponibilità della parlamentare sandonatese del Movimento 5 Stelle Arianna Spessotto. Il Ministero ha inizialmente rigettato la richiesta perché mancavano sufficienti motivazioni, poi l’ha rimbalzata con preghiera di rivolgersi alla Soprintendenza, la quale a sua volta ci ha reindirizzati al Polo Museale del Veneto, in quanto ente incaricato a curare il piano di gestione e valorizzazione del museo.
In attesa di ricevere una risposta dal Polo Musele, queste sono le impressioni che abbiamo raccolto durante la visita di domenica…
Il museo nuovo, nel suo complesso, è bello. Il corpo centrale costruito ex novo tra i due edifici ottocenteschi è ben contestualizzato. Il giardino antistante, separato dalla strada da alti pini domestici, invita a stendersi sull’erba nella consapevolezza di essere sdraiati a pochi centimetri da reperti di più di 2000 anni fa.
Purtroppo, però, un museo non è solo architettura. Un museo è anche servizi, e da questo punto di vista sembra che le istituzioni abbiano abbandonato a sé stessa la nuova direzione, che col personale e le risorse a disposizione non può fare granché.
Durante la mattinata di domenica – che in quanto prima domenica del mese prevedeva l’accesso gratuito al museo – c’erano in servizio soltanto 2 custodi: uno per piano. Nessuno quindi a presidiare l’area esterna, tra cui la terrazza panoramica e i servizi igienici.
Ad oggi l’area ristoro e bookshop del museo non è ancora attiva e pare non sia ancora stato predisposto un bando per la sua gestione.
Non è stato pensato un ricovero bici capace di ospitare gruppi di cicloturisti. E per un museo che si trova dentro un anello ciclabile quasi completo, è una grande mancanza.
La segnaletica che indica il parcheggio auto interno è poco visibile se non assente, quindi il visitatore che arriva in auto tende a parcheggiare all’esterno dell’area museale o in strada.
L’ampia area esterna al museo – di libero accesso durante l’orario di apertura del museo – non è dotata di cestini per i rifiuti.
La risiera ottocentesca che ospita il percorso espositivo non è dotata di aria condizionata, e anche in una giornata fresca come quella di domenica 6 settembre ad un certo punto la temperatura ha cominciato a farsi sentire, costringendo più di qualcuno a lasciare la visita guidata per uscire a prendere un po’ d’aria.
Non è attivo in loco un servizio di visite guidate programmate, quanto meno nel weekend. Se si vuole essere guidati lungo il percorso espositivo bisogna contattare personalmente l’associazione Studio D di Padova e mettersi d’accordo per giorno, ora e compenso.
Manca un percorso “guidato” alfa/numerico elementare che suggerisca al visitatore un senso cronologico all’esposizione.
A causa di un “bug” della recente riforma del settore museale a firma del ministro Franceschini, il vecchio e il nuovo museo si ritrovano sotto la gestione di due enti distinti: la Soprintendenza Archeologia del Veneto (con sede a Padova) e il Polo museale regionale del Veneto (con sede a Venezia). Il risultato è che la sede del “vecchio” museo e le due interessanti aree esterne non si possono più visitare. Un vero peccato visto che l’area est, con i mosaici delle domus e il tratto di strada basolata, e l’area nord, con il basamento dell’imponente “porta altinate”, hanno sempre costituito per Altino un forte elemento attrattivo e distintivo.
Il museo che vorremmo
Come scrivevamo in chiusura della Lettera aperta inviata il 31 dicembre 2014 a Regione, Soprintendenza e Comune, ovvero nei giorni successivi all’inaugurazione del Museo:
Riteniamo che oggi, finalmente, Altinum – il più importante porto sull’Adriatico di epoca pre-romana, la via di primordiali commerci, la fucina degli artigianati delle lavorazioni dei metalli e del vetro, la “prima Venezia” – e il suo Museo si meritino di diventare non un’illusoria “macchina da soldi” o una Disneyland dell’archeologia, ma da un lato un volano sano e sostenibile dell’economia del nostro territorio, dall’altro un modello di divulgazione e promozione culturale accessibile attraverso percorsi di sviluppo “sostenibili” e “rispettosi” delle peculiarità del luogo, con un occhio di riguardo verso l’avvicinamento delle giovani generazioni, futuri custodi del patrimonio e dei loro territori.
Auspichiamo quindi il coinvolgimento delle Istituzioni locali, per l’individuazione di quegli interventi strutturali a sostegno anche della cittadinanza residente (dal completamento dei percorsi pedonali, all’istituzione di un servizio navetta da e per la stazione ferroviaria, all’ingresso libero e gratuito per i residenti), delle numerose associazioni attive sul territorio (in un’ottica di “museo aperto”) e delle istituzioni scolastiche, a partire dall’università, che in Altino potrebbe vedere il luogo ideale per la nascita di un campus/laboratorio permanente di archeologia e storia antica, con conseguente possibilità di coinvolgere gli studenti, oltre che nell’opera importantissima di scavo, tutela e conservazione, nella realizzazione di progetti di promozione.
Questo è il museo che noi vorremmo.
Foto
- Ore 9: tutti pronti per partire…
- Immancabile la bandiera “per quarto”…
- Prima tappa: via Claudia Augusta
- Il manto del Percorso della memoria…
- Le staccionate del Percorso della memoeira
- Il Percorso dell’oblio…
- Ore 10:15: arrivo al Museo
- Ore 10:45: Inizia la visita guidata
- Continua la visita guidata
- Ore 12:30: pic-nic in piazza ad Altino
- Pit stop per Massimo…
- … e per Giancarlo
- Ore 15: relax prima di rientrare
- Ore 16:30: arrivo i piazza a Quarto