la-cultura-delle-promesse-elettoriali

L’ultimo numero di Quarto d’Altino Informa (il periodico di informazione della maggioranza realizzato coi soldi della cittadinanza, visto che dopo appena tre numeri lo spazio per le minoranze è stato eliminato – alla faccia della democrazia) presenta come data per certa la realizzazione, sulle spoglie dell’ex sede storica del municipio, del centro culturale da 2 milioni di euro che – secondo uno studio costato da solo quasi 100 mila euro – dovrebbe concentrare biblioteca, ludoteca, urban center (!?), spazi per le associazioni, un piano intero (l’ultimo) riservato al coworking (spazi dati in affitto, anche a ore, a professionisti, manco fossimo a Milano…), spazi aperti attrezzati (tra cui una rampa da skate).

Il costo (salato) dei sogni

Di fronte a scelte del genere vien da chiedersi dov’è finito il senso della misura e della sobrietà, nonché il rispetto per i soldi e l’intelligenza dei cittadini. Al di là del fatto che  è lampante – leggendo il progetto e conoscendo la situazione di bilancio del comune, ma stando anche a dichiarazioni estemporanee della stessa sindaca e dei suoi assessori – che di questo progetto faraonico si potrà realizzare in tempi noti soltanto la ristrutturazione dei locali per la biblioteca (per altro con i 200mila euro di un finanziamento accordati a suo tempo alla giunta Marcassa…), aver speso ora 90mila euro per la progettazione di un sogno è un vero e proprio insulto ai sacrifici e alle privazioni a cui sono chiamati quotidianamente i nostri concittadini. Così come lo è stato a nostro avviso l’allestimento del “palazzo” che Sindaca & Co. si sono regalati a neanche un anno dal loro insediamento, con il pretesto di trasferire gli uffici comunali in spazi più consoni: tra leasing per l’acquisto dell’immobile (voluto da Marcassa) e ristrutturazione per adibirlo a “Casa del comune” (voluta dalla Conte), se ne sono andati circa 2milioni di euro.

Siamo tutti d’accordo che sarebbe bello che anche Quarto avesse, come Marcon e Roncade, il suo bel centro culturale che concentri biblioteca, ludoteca, sala informatica e multimediale, spazi per le associazioni; così come sarebbe bello che avesse il famoso auditorium tante volte promesso. Per non parlare della piscina e della “Cittadella dello Sport”… Sarebbe tutto bello, certo. Ma Quarto (8mila abitanti) non è né Marcon (16mila abitanti) né Roncade (14mila abitanti), e una cosa è sognare, un’altra illudere i cittadini, progetti alla mano (e i progetti costano!), che si può fare e si farà. Quando e con quali soldi, non importa. L’importante è crederci (anzi: farlo credere).

Tanto più che la maggioranza sa benissimo che un progetto del genere non potremmo permettercelo ancora per chissà quanto, perché andrebbe ad incidere ulteriormente da un lato sull’indebitamento pro-capite dei cittadini, già altissimo dopo gli investimenti (discutibili) della giunta Marcassa (ampliamento vecchio municipio e acquisto sede attuale nuovo municipio, per un totale di circa 3,5 milioni di euro), dall’altro sulla spesa corrente (il tasto dolente del bilancio) perché un immobile del genere consuma (gas, corrente), ha bisogno di manutenzione,  ma soprattutto va tenuto vivo con attività e servizi (che costano). A meno che qualcuno non pensi davvero di rientrare delle spese affittando stanze alle associazioni, usando la ludoteca come baby parking o affittando scrivanie a ore a liberi professionisti…

L’impresa “fa e desfa”

Alla faccia del cambiamento e della sobrietà, imposti più che mai dal periodo storico che stiamo vivendo, la Sindaca Conte sta ripetendo uguale uguale un copione visto già troppe volte, e che ha come unico scopo quello di spianarsi la strada per la rielezione. Ovviamente a spese della cittadinanza.

A rendere il tutto ancora più assurdo e inaccettabile è la leggerezza con cui ogni sindaco disfa e rifà rispetto a quanto fatto dal suo predecessore. Tanto sono sogni, e i sogni mica costano (progettazione a parte…).

Cominciò Borga, che negli anni ’90 immaginò il municipio storico (rimesso a nuovo) come fulcro della nuova, splendida piazza San Michele. Qualcuno ricorda ancora il plastico che orgogliosamente mostrava ai suoi ospiti.

Dopo di lui fu il turno di Badalin, che si limitò ad opzionare l’acquisto dall’Ater di quello che ora è il nuovo municipio, ma che nelle intenzioni sue e della sua maggioranza doveva diventare il tanto atteso auditorium.

Seguì Marcassa, che al posto dell’auditorium immaginò la “Cittadella della cultura”, commissionando nel 2003 all’allora bibliotecario di Abano un progetto costato chissà quanto e rimasto lettera morta, e procedendo in fretta e furia, nel 2010, all’acquisto dell’immobile con un leasing immobiliare da 1,328 milioni di euro (che con gli interessi arriverà alla fine a più di 1,7 milioni) pur sapendo che fino al 2030 avrebbe inciso sulla spesa corrente (già fuori controllo) di circa 90 mila euro l’anno.

Una pagina del "Progetto biblioteconomico della Nuova Biblioteca Centro Culturale di Quarto d'Altino" commissionato nel 2003 dalla giunta Marcassa al bibliotecario di Abano Terme

Una pagina del “Progetto biblioteconomico della Nuova Biblioteca Centro Culturale di Quarto d’Altino” commissionato nel 2003 dalla giunta Marcassa al bibliotecario di Abano Terme. L’immobile è quello dove attualmente sorge il nuovo municipio.

Ma il record spetta alla Conte, che con due colpi di spugna rispettivamente da 330mila e 90mila euro ha mescolato a tal punto le carte che ha trasformato la “Cittadella della cultura” di Marcassa in “Casa del comune” (cioè il municipio), e il super-municipio di Borga in “Cittadella della cultura”.

Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi…

Le parole che Tomasi di Lampedua mette in bocca al giovane Tancredi, nel Il Gattopardo, sono sempre di un’attualità disarmante, anche a Quarto d’Altino…

La posizione di “per quarto”

La non sostenibilità economica della ristrutturazione dell’ex municipio l’avevamo messa in discussione già nel maggio del 2012, in occasione dell’approvazione del piano triennale della opere pubbliche [link], quando il “Centro culturale” sorpassò in priorità l’ampliamento della scuola elementare del capoluogo  (o la sua ristrutturazione, visto che sta cadendo letteralmente a pezzi, come denunciano sempre più spesso genitori e insegnanti…). A distanza di un anno il costo di quel “sogno” è quasi raddoppiato! Mettiamoci poi i quasi 100mila euro per un progetto che sulla carta si presenta come “partecipato” ma che in realtà ha previsto soltanto un incontro con i dipendenti pubblici, uno con le scuole e uno con le associazioni (presenti 15 persone)… E la cittadinanza? La cittadinanza poteva compilare un questionario on-line: cosa volete di più?! [link]

«Sì, va bene, ma voi cosa avreste fatto?» dirà qualcuno. Nel caso specifico avremmo incaricato l’ufficio tecnico di predisporre (a costo zero) un progetto di ristrutturazione dell’ala ovest del vecchio municipio in modo da poter trasferire rapidamente la biblioteca (che, ricordiamo, è da anni ospite “temporanea” delle scuole medie). Nel frattempo avremmo dato il via ad un concorso di idee (come ha fatto Marcon nel 2006 per la riqualificazione dell’area del vecchio municipio) e ad un processo partecipato serio (anche questo, con un po’ di buona volontà e di passione, a costo zero, come è stato dimostrato con Quartiere sociale) per la destinazione e progettazione del resto dell’edificio, con calma, senza illudere nessuno che la cosa si sarebbe fatta in tempi brevi (non essendoci i soldi) ma con la certezza che quando si fosse fatta avrebbe avuto la forma concordata con tutti i cittadini.

Ma andando a ritroso, le scelte che avremmo fatto sarebbero state diverse fin dall’inizio, come si può ancora verificare nel programma partecipato “per quarto” con cui ci siamo presentati alle elezioni [link]. Un programma costruito su proposte concrete e sostenibili, elaborate con i cittadini, e questo prima ancora che la situazione economica e politica degenerasse. Perché anche questo, secondo noi, significava e significa «un nuovo modo di fare politica», teso al buon governo della cosa pubblica e non all’affermazione del proprio ego.

PS: a stesura avvenuta di questo articolo sono state pubblicate sul sito del Comune due delibere di giunta (la 73 e la 74 del 27/7/2013) dalle quali si evince che i 200mila euro del fondo PIA RURALE BASSO PIAVE ottenuti a suo tempo dalla giunta Marcassa per la ristrutturazione della sede storica del municipio, non verranno usati interamente per la realizzazione della biblioteca, ma verranno per metà utilizzati per la realizzazione, al piano primo, di altri uffici comunali (nello specifico del SUAP, che all’attivo ha un solo dipendente). Come se non bastasse quello che è stato speso negli ultimi 3 anni per le due nuove sedi municipali, si continuano a spendere soldi per spazi di cui il cittadino medio non usufruirà mai nella sua vita, a differenza per es. della biblioteca. Non mancheremo di affrontare l’argomento in un prossimo articolo.