Mercoledì 17 luglio si è tornati a parlare di biogas a Portegrandi, in un incontro pubblico organizzato dalla maggioranza.
Non si è trattato, tuttavia, del secondo capitolo della storia raccontata nell’articolo Portegrandi: il biogas non passa, ma proprio di tutta un’altra storia. È stato infatti presentato il progetto di un nuovo impianto, richiesto, questa volta, dall’Azienda Agricola Le Tresse.
L’impianto, della potenza nominale di 299KW, dovrebbe, nelle intenzioni della proprietà, fare da volano al rilancio dell’azienda stessa. Ipotizzando, nel futuro, anche la riapertura delle stalle. Per la maggioranza si tratterebbe del primo passo per il recupero dell’area.
Il progetto è stato illustrato nel dettaglio, anche attraverso i disegni dell’impianto, e si è capito che la Conferenza dei Servizi, convocata dal Comune, aveva dato il proprio parere positivo. E che il progetto aveva già recepito le correzioni che il Comune aveva richiesto.
Si è capito. Non è stato comunicato. Perché la sintesi della serata non fornisce l’idea di come vi si è faticosamente arrivati.
Facciamo un piccolo passo indietro. Per la richiesta del precedente impianto la maggioranza si attivò convocando una riunione pubblica. Allora, cittadini e amministrazione – maggioranza e minoranze – si trovarono a far fronte comune. Tanto che nacque un Comitato per la Salvaguardia e la Valorizzazione di Portegrandi. Comitato che riuscì a presenziare alla Conferenza dei Servizi – fatto insolito, ma previsto per legge – per promuovere le proprie osservazioni al fine di correggere il progetto o – come accadde – per farlo bocciare.
Al contrario, in questa occasione, tutte le decisioni erano già state prese.
Immaginate lo sconcerto dei cittadini, che si aspettavano di poter commentare e correggere il progetto, e che invece hanno capito che tutto era già stato deciso.
In molti allora si sono chiesti il senso di questo nuovo incontro. Di come mai la maggioranza non avesse organizzato prima l’incontro con la cittadinanza; di come mai avesse usato due pesi e due misure. Qualcuno si è chiesto, quando il comune fosse stato informato della data della Conferenza dei Servizi, e qualcun altro a spiegare che era stato il Comune stesso a fissare la data. E quindi, no, non c’era nessun errore, nessun “non sapevamo” o “non potevamo fare niente”.
Semplicemente qualcuno ha deciso che quell’impianto andava bene, qualcuno ha ritenuto che le correzioni richieste fossero sufficienti, qualcuno ha deciso che i cittadini si potevano informare a fatto compiuto, perché in fondo si trattava di un iter puramente tecnico. Un iter tecnico, certo, che come la volta precedente prevedeva una Conferenza dei Servizi in cui dovevano essere portate le osservazioni dei cittadini.
Osservazioni che, puntualmente, sono emerse durante l’incontro pubblico. Prima fra tutte l’eccessiva vicinanza dell’impianto al centro abitato.
Alla fine rimane solo la tristezza per un’altra occasione persa. Un’occasione che la maggioranza aveva per chiedere alla cittadinanza di Portegrandi come doveva comportarsi di fronte a questa nuova ipotesi di impianto a biogas. Un’occasione per sostenere, come maggioranza, il proprio punto di vista, ma ricordando sempre che è chiamata ad amministrare per il bene comune.
Rimane la tristezza perché bastava chiedere ai cittadini.
Rimane la tristezza perché a molti abitanti di Portegrandi sarebbe bastato che l’impianto fosse fatto “un po’ più in là”.
Rimane la tristezza perché nessuna Comissione Consigliare ha valutato il progetto (opportuna anche se non richiesta per legge).
Rimane la tristezza perché i Consiglieri di minoranza non sono stati coinvolti – come ha fatto notare il consigliere Varin, presente all’incontro.
Rimane la tristezza perché andrebbe valorizzato il ruolo del consigliere con delega alla Frazione di Portegrandi.
Rimane la tristezza perché la maggioranza ha sentito il bisogno di informare i cittadini sul nuovo progetto, ma non di ascoltarli per recepirne i commenti.
Rimane la tristezza perché un impianto a biogas non è una veranda da liquidare con la formula dell’iter tecnico.
Rimane la tristezza perché, a fine serata, uno dei soci proprietari ha esposto le proprie ragioni ad una assemblea che lo ascoltava in silenzio; e molti hanno pensato: “Avessimo potuto parlare con te fin dall’inizio…”.
Rimane la tristezza e forse la speranza che qualcosa si possa ancora fare.
Rimane la speranza che la convenienza dell’azienda si possa ancora incontrare con il desiderio della comunità.