La maggioranza vota il bilancio di previsione 2015 tra mezze verità, tagli tardivi alle indennità degli amministratori, addizionale IRPEF al massimo consentito ma soprattutto aumenti ai servizi alle famiglie, primo fra tutti l’asilo nido Pollicino. E intanto avanziamo più di 1 milione di euro di ICI e IMU dal fallimento della Conca…
Durante l’ultimo consiglio comunale si è discusso e votato il bilancio di previsione 2015, ed è proprio il caso di dire che i conti non tornano.
La maggioranza si vanta di aver tagliato, in 4 anni, quasi 600mila euro di spesa corrente. Nel 2012, però, dicevano che le uscite del comune erano incomprimibili, tanto da dover aumentare l’IMU e l’addizionale IRPEF. Come mai?
«Populista sì, mona no!»
Per tre anni, a partire da quello stesso 2012, abbiamo proposto – tra le altre cose – un taglio del 10% (almeno) sulle indennità degli amministratori, che avrebbe comportato da subito un risparmio di circa 10mila euro l’anno, ovvero 50mila euro in cinque anni. Ma la risposta è sempre stata la stessa: NO.
Ora, a 10 mesi dalle elezioni, decidono di tagliarsi lo “stipendio” del 30%; ma l’operazione ha il sapore amaro della mossa preelettorale, e pure delle più populiste.
Lanciamo allora una proposta, visto che la sindaca ci tiene tanto ad aprire il dibattito quando le cose sono già decise: perché non ultimate il mandato a titolo gratuito?
«Populista sì, mona no!» dirà giustamente qualcuno…
Il pozzo di San Famiglia
Ma dietro a questo taglio ai “costi della politica” si nasconde secondo noi anche il tentativo di addolcire la pillola a chi dovrà pagare un altro 0,1% in più di addizionale comunale IRPEF e subire – cosa ancor più grave – aumenti ai servizi alle famiglie.
L’aumento dal 10 al 15% sull’abbonamento al trasporto scolastico e quello sul servizio mensa (che porta alla copertura totale, da parte della famiglia, del buono pasto giornaliero) erano stati proposti in chiusura di mandato anche dalla precedente amministrazione. L’attuale giunta, appena eletta, aveva annullato platealmente quelle decisioni. Ora, a distanza di 4 anni esatti e con la crisi che batte ancora più forte, quegli aumenti si ripropongono tali e quali.
Il trasporto scolastico passerà dagli attuali 191 euro/anno a 210 euro/anno per l’abbonamento annuale e da 28 a 32 euro/mese per quello mensile; e non si capisce come mai gli aumenti siano già stati deliberati visto che in questi giorni è stato pubblicato il bando di gara per il rinnovo dell’appalto, il cui esito potrebbe prevedere un’offerta più vantaggiosa. Preveggenza?
Il buono giornaliero per la mensa, a quanto pare (visto che la delibera non è ancora stata pubblicata), da settembre sarà completamente a carico dell’utente: € 4,20 contro gli attuali € 3,80 a pasto.
Le famiglie maggiormente colpite da queste due operazioni saranno quelle con figli che frequentano la scuola dell’infanzia Peter Pan e la primaria a tempo pieno a Portegrandi, col pericolo per quest’ultima che a causa di questi aumenti si accentui la tendenza – già in atto – ad avere sempre meno iscritti. E potendo contare su una sola sezione, la prospettiva non è per niente rosea.
Giù le mani da Pollicino!
Ma la batosta più grande tocca alle famiglie degli iscritti all’asilo nido Pollicino, che da settembre si troveranno a far fronte ad aumenti dal 10% (retta più alta) al 15% (retta più bassa). Insomma, 500/600 euro in più all’anno, per poi magari sentirsi dire – com’è successo l’estate scorsa – che non si riescono a trovare 177 euro per completare l’installazione dell’aria condizionata (vedi l’articolo Le briciole di Pollicino).
Possibile che invece di lamentarsi dei tagli statali perpetuati dagli amici romani del PD o dei vincoli al bilancio imposti dall’indebitamento creato dalla precedente amministrazione (composta però da “illustri” componenti del PD altinate, i quali ricoprono ancora incarichi di segreteria o coordinamento locale), o di lanciare la proposta – preoccupante più che provocatoria – di chiudere la struttura, come hanno fatto i consiglieri Fanton e Cesarato, non si pensi di promuoverlo di più e meglio, questo benedetto asilo nido? Ad averci pensato per tempo – cioè quattro anni fa – probabilmente avremmo ben più degli attuali 20 iscritti, con conseguente possibilità di ottimizzare i costi fissi.
Da quel che sappiamo le famiglie con bambini al nido sono già sul piede di guerra – come si può leggere in questo post su Facebook – ed hanno tutto il nostro sostegno.
Facciamo due conti…
Ma proviamo a fare due conti, e prendiamo una famiglia media “fortunata”, con due stipendi da 20mila euro lordi l’anno e due figli, di cui uno che frequenta il nido e uno che frequenta la primaria a Portegrandi. Rispetto al 2011 (prima cioè del primo aumento dell’addizionale IRPEF) questi “fortunati” genitori si troveranno a pagare:
+ 80 euro circa di addizionale IRPEF
+ 100 euro di trasporto e mensa scolastica
+ 600 euro di retta dell’asilo nido
Totale: circa 700 euro in più all’anno. Senza contare la TASI, che – come abbiamo spiegato nell’articolo E io pago! – è risultata essere più gravosa, rispetto all’IMU 2012, proprio per le famiglie “medie”, ovvero con due figli e casa con rendita catastale medio-bassa.
A fronte di questi aumenti, definiti dalla Conte e dai suoi “indispensabili”, si fosse almeno fatto uno sforzo per ridurre la tassa sui rifiuti, in modo da allineare le tariffe (e il servizio…) con quelle dei comuni limitrofi di Casale sul Sile e Roncade. Ma per far questo, evidentemente, bisognava mettersi contro gli “amici” di Venezia, di Veritas e del partito…
San Gennaro, facìtece o miracolo!
Che la Conte e i suoi non fossero portatori di reale cambiamento lo dicevamo ancora prima delle elezioni del 2011, e in questi anni abbiamo avuto modo in più occasioni di sottolineare come, alla prova dei fatti, la continuità col passato si sia fatta sempre più evidente.
Così, esattamente come per dieci anni ha fatto l’amministrazione precedente (che, lo ricordiamo, era composta in buona parte da esponenti di spicco del PD locale), anche questa maggioranza ormai punta senza alcun ritegno sugli oneri di urbanizzazione e sulla svendita di quel poco che è rimasto del patrimonio pubblico per far cassa e ripianare il bilancio.
«Incrociamo le dita e speriamo che la crisi del settore immobiliare passi al più presto». Frasi come questa speravamo di non doverle più sentire, e non perché ci stiano antipatici gli operatori del comparto edile, ma perché sono figlie di una mentalità che negli ultimi 20 anni ha rovinato il nostro paese e l’Italia tutta: quella degli oneri di urbanizzazione come unica fonte di finanziamento della spesa pubblica. E intanto il consumo del suolo schizzava alle stelle.
Prendiamo i 35mila mq all’angolo tra via Primo maggio e viale della Repubblica. Trasformati in terreno edificabile a fine degli anni ’90 con la previsione di farci un quartiere di casette, nel 2009 la giunta Marcassa ne aumentava la cubatura edificabile, modificando le tipologie abitative previste (da singole, binate e schiere a condomini) e abbassando il prezzo di vendita da 72 euro/mq a 50 euro/mq. L’intento era quello di proporlo all’ATER in cambio dell’immobile che ora ospita il nuovo municipio, ma l’affare sfumò (anche se l’immobile il comune lo comprò lo stesso per 1,8 milioni di euro, pur non potendoselo permettere). L’anno scorso questa amministrazione ha modificato in fase di PAT la destinazione d’uso di quel terreno da residenziale a ricettivo-commerciale-direzionale, abbassando ulteriormente il prezzo a 28 euro/mq.
Se l’idea è quella di permettere a qualcuno di mettere in piedi un altro progetto ambizioso e insostenibile tipo quelli dei vari PIRUEA mai partiti, o come quello della Conca – fallito miseramente dopo aver illuso un’intera frazione e lasciando 1,3 milioni di euro di ICI e IMU non pagati – l’unico miracolo che San Gennaro dovrebbe fare è quello di togliere quanto prima il paese dalle mani di queste persone.