Uno dei tre “confronti” con i candidati a Sindaco di Quarto d’Altino ha dato lo spunto ad una nostra amica e sostenitrice per scrivere una lettera sul diritto fondamentale – e purtroppo ancora poco considerato – di laicità delle istituzioni.
In vista della conclusione della campagna elettorale per le elezioni amministrative del 5 giugno sono state organizzate ben tre serate di “confronto” tra i candidati a sindaco del nostro comune.
Quello tenutosi ieri sera (lunedì 30 maggio) presso l’hotel Crowne Plaza a cura di Confartigianato, Confcommercio e Confindustria ci ha lasciati alquanto delusi, soprattutto perché non è stato dato assolutamente modo al numeroso pubblico di intervenire o sottoporre delle domande ai tre candidati. Speriamo che quello previsto per domani, mercoledì 1 giugno, presso il Centro Medico San Michele a cura di alcune associazioni – in realtà molto poche rispetto alle molte attive in paese –sia effettivamente “partecipativo” (come dà ad intendere il volantino che promuove l’evento).
Riguardo l’incontro organizzato dall’ACLI altinate in patronato venerdì 27 maggio, pubblichiamo una lettera che ci è pervenuta dalla nostra amica e sostenitrice Chatia Vigato, coordinatrice del circolo UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di Venezia. Una lettera che parte dalla mancanza di coinvolgimento pieno ed effettivo del pubblico anche durante questo incontro per allargarsi al concetto di laicità delle istituzioni, e che il nostro gruppo, proprio perché ricco di pluralità anche di credo, ha deciso di sottoscrivere e pubblicare.
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Le elezioni, il patronato e la laicità dimenticata.
Abito a Quarto d’Altino dal 1983. Quest’anno sono chiamata a votare per le amministrative comunali e per informarmi meglio mi sono recata venerdì 27 maggio ad una riunione nel patronato parrocchiale in cui si sono confrontati i tre candidati a Sindaco del paese. Preciso che alla riunione sono stati invitati tutti i cittadini, cioè anche quel 15% di non credenti di cui faccio parte.
Per me, che sono atea da sempre, non è stato semplice recarmi in un posto così marcatamente contrassegnato ma, essendo stato l’incontro organizzato dall’ACLI, mi sono adeguata senza particolari patemi. Non sono entrata con l’idea di polemizzare, ma sono uscita con molto disappunto che esprimo perciò ora, con questa lettera.
Non mi è infatti certamente piaciuta la piega che ha preso da subito la riunione che è stata presentata e avvalorata dal parroco che ha esordito richiamando la comunità – ovviamente cattolica – all’importanza dell’evento, e all’attenzione, perché è giusto che la chiesa si interessi alla politica, quella “buona”.
L’ulteriore sorpresa è stato vedere che le domande e le sollecitazioni ai candidati arrivavano da un giornalista di «Gente Veneta» che ha posto ai possibili Sindaci anche le domande formulate nel bollettino-giornalino parrocchiale.
Infine la chicca: ogni persona della platea poteva scrivere una propria domanda su un foglietto, ma poi le domande da sottoporre ai candidati non venivano estratte a sorte ma decise da sole due persone, penso dell’ACLI, che si sono messe subito al lavoro sui foglietti. Nessuna garanzia o regola per le scelte effettuate e anche (a voler pensare male) le domande poste ai candidati avrebbero potuto non far parte della rosa di quelle proposte dal pubblico!
Insomma il pubblico – tra cui c’ero anch’io – non ha avuto voce, né modo di interloquire direttamente con i candidati. Il giornalista di «Gente Veneta» ha snocciolato le sue poche e tranquillizzanti domande ai candidati senza provocare alcun clamore.
A me è rimasta nella gola la richiesta di capire a quale famiglia – anche a quelle omosessuali, alle coppie di fatto, alle convivenze più varie? – si riferivano tutti al tavolo quando hanno parlato dell’importanza del sostegno a tale “pilastro sociale”. Mi è rimasta la curiosità di capire cosa pensavano i canditati della legge sulle unioni civili.
Così come non ho potuto esprimere il mio disappunto quando un candidato ha parlato della necessità di maggior supporto alle scuole paritarie (e le pubbliche!!??).
Infine, ovviamente, la domanda che avevo proposto è stata cestinata. Avevo chiesto cosa pensassero i candidati dei simboli religiosi nei luoghi pubblici. Ad esempio a Quarto d’Altino, nel Municipio di tutti i cittadini, non solo c’è un bel crocifisso ben evidente e per tutto l’anno allo sportello dell’ufficio anagrafe, ma lo scorso dicembre è stato allestito ben in mostra “in vetrina” un bel presepio. Nella scuola elementare dove mi reco a votare, in entrata, c’è un crocifisso molto grande che va, penso, ben oltre le disposizioni fasciste del 1923. Già, avranno pensato i censori dei bigliettini: non è certo una domanda ammissibile in tale contesto, con un prete seduto tra i candidati, e poi cosa c’entra con il Comune?!
Forse sarebbe andata meglio una domanda sulla disponibilità a istituire nel Comune un registro per le DAT (Testamento biologico), o forse anche quella sarebbe stata troppo trasgressiva. Oppure mi sarebbe piaciuto capire che ne è della cultura a Quarto d’Altino, anche quella, almeno per quel che ho potuto vedere io che lavoro fuori del Paese, piegata alla religione ed espressa con il monopolio della pro loco o da una biblioteca pubblica nuova e subito benedetta dal parroco. Mi sarebbe piaciuto chiedere se ci può entrare la rivista «l’Ateo» in quella biblioteca!
Ora, la maggioranza cattolica, si sa, ha gran forza e potere in Italia, ma lo Stato, così come i Comuni, dovrebbero essere il luogo in cui si esercita la laicità, ovvero il luogo dove tutti sono uguali e possono confrontarsi alla pari, e gli amministratori dovrebbero ergersi oltre le loro personali credenze anch’essi a massima forma di democrazia, secondo i dettati costituzionali.
Mi resta il grande dubbio che a Quarto d’Altino, viste anche le premesse del patronato, nell’anno 2016, e per la prossima amministrazione, sarà così.
Chiederò comunque alla biblioteca comunale di accettare la rivista l’Ateo gratuitamente, sono una persona curiosa.
Cathia Vigato
Coordinatrice Circolo UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) di Venezia
Signora Cathia,
Sono anch’io un cittadini altinate e forse l’ultimo con voce in capitolo ,visto che, lavorando tutto il giornona Venezia, il paese lo vivo poco.
Pur essendo d’accordo con lei riguardo la censura imposta dalla chiesa, credo che certi dogmi siano nel dna della “maggioranza”dei cittadini e quindi accettati implicitamente. Parlo dei cocifissi nelle scuole e di altri simboli di una cristianità a volte troppo di facciata. Per altri argomenti, per esempio libertà di culto pensiero e sessuale sono d’accordo con il suo pensiero, anche se francamente io dal canto mio non capisco che fastidio le diano certi simboli religiosi.
Le pongo una domanda un po’ privocatiria. Fosse entrata in una moschea avrebbe forse avuto lo stesso senso di disagio?
Ribadisco che non sono un cristiano praticante, ma mi sento di difendere un po’ una tradizione che fa parte un po’ di tutti noi anche se a volte ci dà fastidio ammettere.
Scusi se le sono sembrato irrispettoso e la saluto sperando di incontrarla in . paese